Totòday


Al Principe Antonio De Curtis
15 aprile 2007, 08:00 am
Filed under: Totòday

Autore: Lupo sordo

Tatònn’, così la chiama mio padre, è evidente che a casa la consideriamo uno di famiglia, Signor Principe, e questo è molto vero, la sua faccia e le sue scenette, sono uno dei miei primi ricordi di infanzia, i suoi film, per familiarità nella mia vita, sono comparabili all’immancabile foto di Padre Pio appesa al muro.
Lei, Signor Principe, ha accompagnato la mia infanzia, la mia adolescenza e tutt’ora accompagna la mia pseudo maturità…
Oramai io la considerò uno di famiglia, non so, faccia lei: uno zio, un nonno, un cugino o un compare di San Giovanni. Oltre che a farmi compagnia negli interminabili pomeriggi estivi, lei è entrato anche a far parte nelle enormi tavolate di famiglia, quando, immancabilmente, zio Matteo, o mio cugino Franco, imitano qualche sua scenetta (accompagnante da risate fragorose e isteriche da parte di tutti i commensali), certo, non hanno mai raggiunto i suoi livelli… Lei riusciva a dare il meglio di se stesso e riusciva a far dare il meglio anche alle sue spalle (anche se comici della grandezza di Fabrizi, Taranto, De Filippo, etc non so se si possano definire spalle…).

Io sto con una ragazza marchigiana, che non conosceva bene la sua arte, Signor Principe, l’ho costretta a vedere “Miseria e nobiltà” e le ho ripetuto le scenette più famose di “Totò, Peppino e la malafemmina” come per farle conoscere un membro della mia famiglia e, così, anche lei ha ceduto al suo fascino.
Signor Principe, la voglio ringraziare, perché durante la visione dei suoi film mi sono sentito vicino a mio padre. Il dislivello di generazione e di esperienze tra me e lui (mio padre è un contadino che ha lavorato sin da quando era piccolino, io un ragazzo laureato che non vuole crescere) ci ha sempre allontanato naturalmente, per questo, io la ringrazio per le risate assieme a lui e per i momenti di complicità tra padre e figlio che i suoi film ci hanno regalato.
Io sono cresciuto nel periodo della MTV generation, che non so manco cosa vuol dire, ma io, come altra gente della mia generazione, nonostante i tanti anni che separano i suoi film dalla nostra pseudo ascesa al mondo, la amiamo appassionatamente e, oltre a noi, la amano i nostri fratelli maggiori, i nostri padri e i nostri nonni. Signor Principe, lei non fa parte solo della mia famiglia, ma fa parte di milioni di famiglie italiane, che trovano in lei e nei suoi film dei momenti di spensieratezza e di complicità, per resistere a questo mondo che ci sovrasta.
Signor Principe, lei è morto da quarant’anni, ma fa parte della mia famiglia da sempre, per questo ho un ultima richiesta da farle: la posso chiamare Tatònn’

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